lunedì 14 ottobre 2013

Scene mute. Due parole

Lunedì è il giorno delle riflessioni: inizia la settimana e bisogna pensare a qualche buon proposito per rendere i prossimi giorni migliori dei precedenti o quantomeno diversi. Non è un caso che tutte le diete iniziano proprio a partire dal lunedì. 

Tutte le buone promesse che  ripetiamo in mente a partire da metà settimana, non saranno mai realizzabili se non a partire dal

Lunedì.

Tutti oggi abbiamo iniziato qualcosa. Pensateci.

Di solito per me questo è il giorno in cui dedico quasi metà parte della mattinata al silenzio, è un modo per riprendermi, rimescolare le parole, le idee e capire da dove cominciare.

È proprio nel silenzio che ho pensato al silenzio, una sorta di meta-riflessione che mi ha portato a soffermarmi sul taciuto della mia vita.

Il silenzio premia, punisce, può essere inteso come un atto di saggezza o come vigliaccheria, il silenzio nasconde ed elabora, nel silenzio ci si ascolta.

Allora ho pensato a tutte quelle storie di persone che non si parlano da anni, amici, familiari, ex, genitori e figli. Sono certa che ognuno di noi ha avuto almeno una volta in famiglia un episodio simile, per non parlare del classico periodo post-rottura di una relazione d’amore.

Il silenzio non è rimozione, anzi, è pur sempre un gesto, una presa di posizione nei confronti di un’altra persona, spesso il silenzio è cattivo, altra volte il non detto è preferibile e richiesto dalle situazioni.

A volte con il silenzio si creano tombe e cancellano persone, pensiamo al piccolo cimitero nelle nostre esistenze, file e file di ex, amici e qualche parente (nei casi più disperati) che si susseguono tra preci (o perché no bestemmie) a causa di abbandono, tradimento o qualche azione poco corretta.

Le parole tengono vivo il ricordo, raccontano una storia, ci raccontano, invece al silenzio sopraggiunge la dimenticanza e, spesso, non ricordiamo neanche bene il motivo per cui abbiamo rinunciato a comunicare.

Con le parole si ricomincia. Le parole costruiscono.

Penso che il silenzio debba essere usato non come un’arma, ma come un momento. Come le ore del lunedì mattina in cui si fa il carico dei buoni propositi nei confronti di sé stessi e degli altri. Il momento del silenzio dovrebbe essere il gioco che facevamo all'asilo  dove va dietro la lavagna non solo chi parla per primo, ma anche chi non parla più.

Le parole sono coraggio, da metà mattina del lunedì in poi, le parole sono una presa di posizione.

Dopo un lungo, e che sia produttivo(!), silenzio.


2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te sulla.funzione "sociale" della parola. Ma per parlare bene bisogna prima sapersi ascoltare, in silenzio. Pochi lo fanno...molti altri usano il silenzio in funzione anti-sociale..specie di lunedi. Un caro saluto Babundo

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  2. Penso di poterli perdonare, ma solo di Lunedì. Di solito dal Martedì si diventa migliori ;) Speriamo!!!

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