"Se l'affermazione di sé passa per l'imposizione di sé stesso
all'altro, chi è più
forte vince la lotta e si afferma come signore di chi invece
ha paura e, pur di
aver salva la vita, accetta di servire.
Ma il signore, che vive del lavoro del servo, finisce col
dipendere da lui,
mentre il servo, nel lavoro, nella disciplina, nei prodotti
della sua fatica,
trova se stesso e si rende indipendente: il servo non ha più
paura".
Hegel, Fenomenologia dello spirito
18.30: cammino con la mente vuota tra i corridoi
di un negozio di abbigliamento: tocco le stoffe, accosto i nuovi arrivi sul corpo, annuso i profumi, vedo i
prezzi, passo velocemente davanti agli specchi.
Non esiste niente al di fuori di questo negozio, niente a
cui valga la pena rivolgere l’attenzione. Anche senza comprare nulla mi diverto a vedere i pezzi dell’ultima collezione, aggiornatissima sulle tendenze autunno
inverno 2014.
Così, in questo modo assolutamente inutile, senza un
significato né valore faccio scivolare l’ennesima giornata trascorsa quando
allenamento-lavoro-pranzo-lavoro-spesa e commissioni varie si sono susseguiti
nella solita routine.
Sprofondo le narici in una fragranza appena sistemata sugli
scaffali -profumo intenso, agrumato, come piace a me, lo compro-, poi mi
faccio due conti in tasca e penso che forse è meglio rimandare l’acquisto al
prossimo mese. Dopo un minuzioso aggiornamento del saldo bancario con la mia
coscienza poso il profumo sullo scaffale e parte la suoneria del telefono che
si sovrappone alla house ottusa che suona nel
negozio.
Fisso lo schermo fermamente intenzionata a non
rispondere-neanche fosse il Papa- poi vedo lampeggiare il nome del mio capo e
decido di premere la cornetta verde –chissà cosa ho combinato sta' volta!-
Dal suo tono di voce capisco essere un danno di
bassa entità, ma qualsiasi motivazione non avrebbe comunque giustificato una
telefonata mentre cerco di svuotare la mente davanti allo scaffale dei
profumi.
Dopo un piccolissimo preambolo di scuse per il disturbo
parte il nocciolo della comunicazione, ovvero una serie di cose che avrei
dovuto assolutamente fare l’indomani tra cui sistemare un foglio excel. Con le
narici piene di agrumi, cerco di auto-somministrarmi un po’ di aromatherapy, quale urgenza c’è
in questa comunicazione se tutto il lavoro
richiesto viene rimandato al giorno dopo?
Poi penso alla dialettica servo-padrone, riempiendo di
un pizzico di saggezza il locale illuminato dai neon. A ritmo di house mi ripeto “ il signore è servo del servo e il servo diventa signore del signore”.
Suona bene questa melodia, è quasi meglio della disco.
Il punto è che il mio capo non avrebbe affrontato in salute il resto della
serata se non mi avesse fatto questa comunicazione, perché il solo modo di
controllare la sua ansia è , in questo momento, accertarsi che il servo svolga in tempi brevi il lavoro richiesto. Il mio cenno di obbedienza gli avrebbe permesso di
dormire sonni tranquilli e, con un sorriso di tenerezza, saluto il
padrone-servo che si raccomanda per l’ultima volta prima del commiato.
Esco dal negozio pensando che a qualcosa mi è proprio servita questa laurea in
filosofia, lo capisco dalle piccole cose quotidiane, l’ho capito qui, in questo
ambiente glitterato, con gli agrumi nel naso e il mio capo nelle orecchie. L’ho
capito cantando la dialettica servo-padrone a ritmo di house e chiudendo il
telefono senza provare rabbia o eccessivo fastidio.
L' ho capito ridendo perché, seppur il mio capo pensa di
capeggiarmi e guadagna uno stipendio 5 volte il mio, che vuoi che ne sappia lui
della dialettica servo-padrone?
Penserà mai di se stesso di essere diventato servo del servo?
Mi ricopierò questo post. Certo che lo faccio. Non sai quanto mi infastidisce l'invadenza del lavoro nella parte privata del giorno dedicata alla mia altra vita. Però non l'avevo mai vista in questi termini e forse la prossima volta, tenendolo a mente, la cosa mi farà sorridere almeno un pochino.
RispondiEliminae questo mi renderà felice.
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