Il settimo giorno. Quello del riposo, della messa, della
pasta al sugo. La mattina in cui suonano le campane con tutta la loro
forza, per richiamare tutti, anche chi non crede.
Domenica e le piccole strade sono pregne di odor di cibo,
pozioni al pomodoro, forni che bruciacchiano la crosta della pasta nella
teglia. Ricordi di chi faceva a gara per avere la porzione più grande e mamma ci colpiva le mani se sfilavamo i maccheroni più conditi dalla pentola.
Domenica Cosa c’è di
dolce?, 10 bambini intorno al tavolo: cugini, figli, nipoti che impugnano
stretta stretta la forchetta e, con la bocca sporca di sugo, finiscono in
fretta l’ultimo spicchio di arancia, perché poi arrivano i pasticcini
piccoli a forma di cigno con la panna.
E poi i cannoli, la veneziana, il babà, le crostatine alla frutta e le code di rospo.
Ognuno conosceva le preferenze di chi gli sedeva a fianco, allora quando mamma apriva il vassoio sentivi dire : La veneziana al nonno!
Sabato + 1 giorno e il chiasso nella sala da pranzo ricorda
la grande cena di natale,
-Passami il pane- Versami un po’ di vino- Allo zio il
piatto più grosso!- - Bambini a tavola c’è il dolce!-
Le donne sedute all’ estremità del tavolo, pronte a
sparecchiare, a fare le porzioni, ad alzarsi per andare ad acciuffare per braccio i propri figli che si rincorrono nel corridoio. Il
nonno a capo tavola, la nonna accanto e poi tutta la famiglia si apre a ventaglio fino al tavolo piccolino apparecchiato alla
buona con una bottiglia di coca cola. È il tavolo dei bambini, degli esiliati,
quelli che non devono sentire i fatti dei grandi.
E dal centro del tavolo lo zio sbraita perché vuole accendere
la televisione, - A quanto sta l’Inter? - e dal lato delle donne si leva un coro di
disperazione e rimprovero- Oggi è domenica, si sta tutti insieme e non si
accende la tv!-
Il nonno dall’altra parte annuisce e tutti obbediscono.
Le chiazze di vino rosso e le briciole di pasticcini
imbrattano le tovaglie del servizio buono, quello della Domenica, la zia
giocherella con le molliche del pane ancora rimasto a tavola. La nonna si riposa le gambe sul divano
e russa mentre il resto della famiglia inizia già ad organizzare i menù delle
prossime 100 domeniche.
La caffettiera grande brontola sul fuoco –Chi vuole il caffè?- -io io io-, -quanti cucchiani di zucchero?- Uno raso per me!- Per me senza!-. Le tazzine
doppie e marroni sono già sul tavolo alla rinfusa e le donne ormai stanche
siedono scomposte sulle sedie. Il grosso è fatto, dopo ci penserà la padrona
di casa a sistemare gli ultimi piatti. Rigorosamente lavati ed asciugati tra
una portata e l’altra dalle cugine più piccole.
Domenica 29 settembre, a gambe incrociate aspetto di scolare
la pasta, ore 13.30: Silenzio. Con un sugo più ricco del solito cerco di
ricordarmi che è Domenica, allora mi faccio un piatto abbondante, di quelli
che di solito portavo al nonno e allo zio più grande. Silenzio. La signora del
piano di sopra sistema le ultime stoviglie, avrà mangiato già da un pezzo senza
fare troppo rumore.
Inizio a masticare il primo boccone e, il ricordo di un’Altra
Domenica mi si apre dinanzi. Come un quadro vivo, sento le urla dei bambini e il rumore
delle ciabatte di zia che cammina dal salone alla cucina. Profumo di castagne e di
vino delle cantine. Di quello vero, che macchia i denti e ti fa venir sonno.
Domenica e non si può che ricordare.
Mirabile dipinto di tempi intramontabili, che si fanno eternità dentro di noi, custoditi nello scrigno della memoria come valori immortali, divini, che sfuggono alle leggi del divenire.
RispondiEliminaL'Amarcord coglie nitidamente ciò che della vita permane di valore nell'anima, attimi incorporei ed essenziali che diventano alimenti per la sua sussistenza.
Ri-creare la vita che fu è opera d'artista, saperne cogliere l'essenza fissata nell'anima è opera divina.
Babundo
Ho rivissuto attimi della mia infanzia e della mia adolescenza.. Grazie. Una delle tante cugine pronte a fare il caffè dopo il pranzo domenicale
RispondiEliminaBellissimo e commovente, mi sono sentita a casa...la mia casa lontana lontana
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