lunedì 30 settembre 2013

Amarcord

Il settimo giorno. Quello del riposo, della messa, della pasta al sugo. La mattina in cui suonano le campane con tutta la loro forza, per richiamare tutti, anche chi non crede.

Domenica e le piccole strade sono pregne di odor di cibo, pozioni al pomodoro, forni che bruciacchiano la crosta della pasta nella teglia. Ricordi di chi faceva a gara per avere la porzione più grande e mamma  ci colpiva le mani se sfilavamo i maccheroni più conditi dalla  pentola.

Domenica ­Cosa c’è di dolce?, 10 bambini intorno al tavolo: cugini, figli, nipoti che impugnano stretta stretta la forchetta e, con la bocca sporca di sugo, finiscono in fretta l’ultimo spicchio di arancia, perché poi arrivano i pasticcini piccoli a forma di cigno con la  panna.
E poi i cannoli, la veneziana, il babà, le crostatine alla frutta e le code di rospo. 

Ognuno conosceva le preferenze di chi gli sedeva a fianco, allora quando mamma apriva il vassoio sentivi dire : La veneziana al nonno!

Sabato + 1 giorno e il chiasso nella sala da pranzo ricorda la grande cena di natale, 
-Passami il pane- Versami un po’ di vino- Allo zio il piatto più grosso!- - Bambini a tavola c’è il dolce!-

Le donne sedute all’ estremità del tavolo, pronte a sparecchiare, a fare le porzioni, ad alzarsi per andare ad acciuffare per braccio i propri figli che si  rincorrono nel corridoio. Il nonno a capo tavola, la nonna accanto e poi tutta la famiglia si apre a ventaglio fino al tavolo piccolino apparecchiato alla buona con una bottiglia di coca cola. È il tavolo dei bambini, degli esiliati, quelli che non devono sentire i fatti dei grandi.

E dal centro del tavolo lo zio sbraita perché vuole accendere la televisione, - A quanto sta l’Inter? - e dal lato delle donne si leva un coro di disperazione e rimprovero- Oggi è domenica, si sta tutti insieme e non si accende la tv!-

Il nonno dall’altra parte annuisce e tutti obbediscono.

Le chiazze di vino rosso e le briciole di pasticcini imbrattano le tovaglie del servizio buono, quello della Domenica, la zia giocherella con le molliche del pane ancora rimasto a tavola.  La nonna si riposa le gambe sul divano e russa mentre il resto della famiglia inizia già ad organizzare i menù delle prossime 100 domeniche.

La caffettiera grande brontola sul fuoco –Chi vuole il caffè?- -io io io-, -quanti cucchiani di zucchero?- Uno raso per me!-  Per me senza!-. Le tazzine doppie e marroni sono già sul tavolo alla rinfusa e le donne ormai stanche siedono scomposte sulle sedie. Il grosso è fatto, dopo ci penserà la padrona di casa a sistemare gli ultimi piatti. Rigorosamente lavati ed asciugati tra una portata e l’altra dalle cugine più piccole.

Domenica 29 settembre, a gambe incrociate aspetto di scolare la pasta, ore 13.30: Silenzio. Con un sugo più ricco del solito cerco di ricordarmi che è  Domenica, allora mi faccio un piatto abbondante, di quelli che di solito portavo al nonno e allo zio più grande. Silenzio. La signora del piano di sopra sistema le ultime stoviglie, avrà mangiato già da un pezzo senza fare troppo rumore.
Inizio a masticare il primo boccone e, il ricordo di un’Altra Domenica mi si apre dinanzi. Come un quadro vivo, sento le urla dei bambini e il rumore delle ciabatte di zia che cammina dal salone alla cucina. Profumo di castagne e di vino delle cantine. Di quello vero, che macchia i denti e ti fa venir sonno.


Domenica e non si può che ricordare.



3 commenti:

  1. Mirabile dipinto di tempi intramontabili, che si fanno eternità dentro di noi, custoditi nello scrigno della memoria come valori immortali, divini, che sfuggono alle leggi del divenire.
    L'Amarcord coglie nitidamente ciò che della vita permane di valore nell'anima, attimi incorporei ed essenziali che diventano alimenti per la sua sussistenza.
    Ri-creare la vita che fu è opera d'artista, saperne cogliere l'essenza fissata nell'anima è opera divina.
    Babundo

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  2. Ho rivissuto attimi della mia infanzia e della mia adolescenza.. Grazie. Una delle tante cugine pronte a fare il caffè dopo il pranzo domenicale

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  3. Bellissimo e commovente, mi sono sentita a casa...la mia casa lontana lontana

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