Durante la mia ricerca tesi
giravo per gli stanzoni dell’ospedale, chiacchieravo con i medici, mi sedevo
sulle panchine, guardavo gli ambienti, osservavo i pazienti. Alcuni si
avvicinavano per parlarmi, emettere versi, altri volevano una sigaretta, una
signora con un cappello strano mi chiese un giorno se potevo darle la mia
bottiglietta d’acqua e una caramella. Lei girava per il giardino con una
borsetta attaccata al petto, la mano era come se sgretolasse il cuoio – questa
è mia – sembrava che dicesse, sottraendo agli estranei e al mondo il suo
prezioso contenuto.
Una mattina passeggiavo per il lungo corridoio
grigio che separava le stanze dei medici da quelle dei pazienti quando una
vecchietta dagli occhi piccoli si avvicinò chiedendo se poteva leggermi la
mano, voleva vedere la linea dell’amore e io ebbi paura. Indossava una camicia
da notte rosa con dei ricami di cotone bianco scadente sul petto, i capelli
erano spettinati, le mani morbide e rugose.
Nello spazio tra i seni pendevano
aggrovigliate delle collane di vario genere: perle, medaglioni, pietre colorate
e un rosario di plastica bianco di quelli che s’illuminano al buio.
Ci sono degli oggetti che fanno
parte del nostro corpo, degli amuleti che ogni giorno indossiamo per affrontare
la vita, per aver forza, per scaramanzia, per farci belle, per avere fortuna,
per essere speciali. Anelli, collane, braccialetti, simboli religiosi, libri da
tenere in borsa senza leggere, fotografie, lettere d’amore chiuse nei
portafogli, monetine, banconote straniere in mezzo al gruzzolo di euro che
utilizziamo ogni giorno per fare la spesa.
Ognuno di noi possiede qualcosa:
il calzino fortunato, le mutande della prima volta, la gonna per i colloqui, la
divisa per gli incontri importanti.
Stamattina mi preparavo per
andare ad un colloquio di lavoro: doccia, pulizia del viso, ferretti per
addomesticare un ciuffo ribelle di capelli, scarpe appena ritirate dal calzolaio,
rimmel, matita nera. Mancavano solo il cappotto e la sciarpa, la borsa, il
cellulare, l’ipod per tenermi compagnia e il foglietto con le indicazioni
scritte a penna durante la colazione.
Mi sentivo ancora nuda. Ritorno
indietro, apro la porta della stanza, mi avvicino al comò e capisco cosa manca.
Dopo 10 minuti ero fuori di casa, sicura di me, in ordine, al completo.
Sull’anulare della mano destra
vedevo l’anello che tempo fa mi sono regalata con i miei risparmi. Costava un
po’ tanto rispetto alle mie possibilità, ma tirai fuori i soldi pensando –
questo è l’anello di fidanzamento di te con te stessa- e questo bastò per
mettere a tacere i miei sensi di colpa.
Sopra la fede un altro anello:
una perla montata su una sfera di argento, un regalo di mia mamma che indosso
sempre dopo che una mia amica indiana mi ha detto che le perle bianche portano
calma.
Il dito medio era stretto da una
fascia d’argento, un regalo della persona amata e poi: orecchini avuti in
regalo dalle mie zie e cugine e una collana con il simbolo dell’infinito.
Dopo il colloquio ho ripreso il
tram e poi ho passeggiato sotto il sole fino ad arrivare a casa. Ho chiuso la
porta alle mie spalle, allentato il nodo della sciarpa e annusato l’odore delle
stanze. Il cuore ha rallentato i battiti, ho visto le pantofole ai piedi del
mio letto e mi sono sentita sicura, protetta, al riparo.
Ho sfilato ad uno ad uno i miei
amuleti.
Ci sono luoghi in cui gli oggetti
non servono, basta una tuta, un corpo nudo, i piedi scalzi, il respiro, un
odore per vivere. Luoghi in cui ti senti piena senza avere nulla, in cui ti
senti coraggiosa anche senza ostacoli da superare.
Ma la vita ha bisogno di amuleti.
La vita per ora ha bisogno di amuleti.
Mi incanti sempre, tu. E non lo dico perchè sei il mio amorino prezioso. Grazie per le tue parole <3
RispondiEliminaGrazie a te. Ai tuoi occhietti che si posano belli sulle mie parole.
RispondiEliminaCome è vero...amuleti e talismani testimoni di preziose presenze dai contorni confusi. Ma che sai che non puoi non avere con te nei momenti importanti. E' quell'appiglio concreto e ti fa sentire al sicuro nella piccola o grande cosmogonia delle nostre esistenze. Quella magia che ti preserva dall'indifferenza che scolorisce le emozioni, facendo sembrare tutto uguale e tutto deciso. La vita ha davvero bisogno di amuleti. Per te, un mio amuleto di parole, il solo che possa mandarti, a ringraziamento dei tuoi pensieri, a custodia della tua sensibilità.
RispondiEliminache io possa custodirlo con cura e indossarlo con amore.
RispondiEliminaCome sempre, grazie*.