sabato 6 ottobre 2012

Le stagioni


Una giornata semplice, piena di vento e di energia, di sole e pedalate in bicicletta.
Destinazione: Certosa di Pavia.
In treno ho incontrato una signora colombiana, Monica, che di lì a poco sarebbe diventata la mia inattesa compagna di viaggio. Il treno regionale viaggiava seguendo il  tempo dei suoi racconti e un po’ in inglese, un po’ in spagnolo ci siamo aggiornate sulle nostre vite e sui nostri sogni, come due vecchie amiche.
Il cielo sulla Certosa era un po’ arrabbiato e i fili d’erba si piegavano seguendo la direzione del vento: un’onda verde massaggiava la vista e regalava alle orecchie dei biascichi di pace.
Non era la prima volta che visitavo quei luoghi, mi ero già seduta su quelle panchine tra le vespe e le coccinelle, avevo già passeggiato lungo quei prati e alzato la testa più volte per vedere dove arrivavano gli alberi, ma questa volta avevo una nuova compagnia che, con i suoi racconti, riempiva di viaggi il mio viaggio.
Sono passata di lì durante tre stagioni diverse della mia vita e, una me sempre diversa ha poggiato il suo peso tra le sfumature di quei paesaggi.
Ho passeggiato come turista e i miei occhi si perdevano curiosi tra i mille dettagli. Sono ritornata quando fuori era inverno e il collo rimaneva rigido tra le pieghe del maglione, e oggi sono ancora qui, in un’aria di autunnevole piacevolezza fatta di nostalgie, di pensieri veloci e di una languida pace nel cuore.
Le parole della mia compagna mi distoglievano da tutti i ricordi e rivisitavo i luoghi come  se la mia  e la sua storia s’imbattessero per la prima volta nel verde di quel prato.

La prima volta per un’altra me che passeggiava in cerca di qualcosa tra le foglie marroni sparse per terra. Ad ogni passo rumore di carta e un piccolo scricchiolio nel cuore.

Ho dato da mangiare alle caprette: un rametto con qualche bocciolo verde.
Le ho osservate un po’ invidiosa della loro vita semplice ed essenziale.
 Lì, tra la natura e un religioso silenzio ho sentito la voce dell’autunno e il profumo del suo alito e non avevo bisogno di nient’altro.
La mia amica interrompeva la pace con altri suoi racconti e insieme siamo tornate  sui nostri passi per riprendere il treno rilasciandoci alle nostre vite con un abbraccio affettuoso.

Ringraziandoci dell’incontro e della compagnia e affidando i nostri corpi alla stagione delle nuove noi stesse.





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