Una giornata semplice, piena di
vento e di energia, di sole e pedalate in bicicletta.
Destinazione: Certosa di Pavia.
In treno ho incontrato una
signora colombiana, Monica, che di lì a poco sarebbe diventata la mia inattesa
compagna di viaggio. Il treno regionale viaggiava seguendo il tempo dei suoi racconti e un po’ in
inglese, un po’ in spagnolo ci siamo aggiornate sulle nostre vite e sui nostri
sogni, come due vecchie amiche.
Il cielo sulla Certosa era un po’
arrabbiato e i fili d’erba si piegavano seguendo la direzione del vento:
un’onda verde massaggiava la vista e regalava alle orecchie dei biascichi di
pace.
Non era la prima volta che
visitavo quei luoghi, mi ero già seduta su quelle panchine tra le vespe e le
coccinelle, avevo già passeggiato lungo quei prati e alzato la testa più volte
per vedere dove arrivavano gli alberi, ma questa volta avevo una nuova
compagnia che, con i suoi racconti, riempiva di viaggi il mio viaggio.
Sono passata di lì durante tre
stagioni diverse della mia vita e, una me sempre diversa ha poggiato il suo
peso tra le sfumature di quei paesaggi.
Ho passeggiato come turista e i
miei occhi si perdevano curiosi tra i mille dettagli. Sono ritornata quando
fuori era inverno e il collo rimaneva rigido tra le pieghe del maglione, e oggi
sono ancora qui, in un’aria di autunnevole piacevolezza fatta di nostalgie, di pensieri veloci e di una
languida pace nel cuore.
Le parole della mia compagna mi
distoglievano da tutti i ricordi e rivisitavo i luoghi come se la mia e la sua storia s’imbattessero per la prima volta nel verde
di quel prato.
La prima volta per un’altra me
che passeggiava in cerca di qualcosa tra le foglie marroni sparse per terra. Ad
ogni passo rumore di carta e un piccolo scricchiolio nel cuore.
Ho dato da mangiare alle
caprette: un rametto con qualche bocciolo verde.
Le ho osservate un po’ invidiosa
della loro vita semplice ed essenziale.
Lì, tra la natura e un religioso silenzio ho sentito la voce
dell’autunno e il profumo del suo alito e non avevo bisogno di nient’altro.
La mia amica interrompeva la pace con altri suoi racconti e insieme siamo tornate sui nostri passi per riprendere il treno rilasciandoci alle nostre vite con un abbraccio affettuoso.
Ringraziandoci dell’incontro e della compagnia e affidando i nostri corpi alla stagione delle nuove noi stesse.
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