Domenica
pomeriggio: uno gnommero di pensieri e
nostalgia s’impossessa del mio stomaco e si piazza lì, come uno folletto seduto
tra il petto e la pancia. Mi stendo sul divano e mi accoccolo sotto la coperta:
aria d’autunno, mi rilasso e mi addormento.
Apro gli occhi e
inizia a venir giù il sipario sulla luce del giorno: pomeriggio, odore di
pioggia e foglie accartocciate. Mi vesto per un giro in bici con una mia amica,
nonostante lo stomaco e i pensieri decido di trascorrere queste ore con il
vento in faccia e la minaccia di temporale sulla schiena.
Arriviamo nel
parco: distesa verde a perdita d’occhio, l’odore dell’erba bagnata punge le
narici e il rumore delle pozzanghere schiaffeggia con dolcezza le ruote della
mia bici, lo gnomo scende dalla pancia e mi lascia libera.
Attraversiamo
insieme i pezzi di prato, gli alberi grandi gettano ombra su quelli appena
piantati: genitori e piccoli figli con le teste rivolte verso il cielo e i
piedi immersi nella terra umida.
I bimbi corrono
felici dietro i palloni, sui pattini e sulle loro biciclette nane e urlano e
ridono e pregano affinché questa domenica duri per sempre per rimanere lì con mamma,
papà, i nonni e gli alberi, come se la vita potesse iniziare e finire tra le
distese d’erba di questo parco.
I miei pensieri
iniziano a cambiare forma come le nuvole e a correre veloci con i bambini,
senza urlare si spengono e si acquietano e io mi sento in pace.
Continuiamo a
pedalare e il prato si rinchiude in un piccolo boschetto dove famiglie di
sudamericani si riuniscono in una festa piena di musica e profumi. Stanno
insieme in uno spazio piccolo, ridono, ballano e mangiano mentre i loro bimbi
sfrecciano da una giostrina all’altra. Ci fermiamo e prendiamo per un attimo
parte a questo clima felice, semplice che profuma di birra e carne speziata. Il
mio stomaco è completamente disteso e i loro sorrisi inevitabilmente mi
contagiano.
Riprendiamo a
pedalare e a cantar canzoni a passo di bici, mentre il cielo si sfuma di rosa
ingoiando nella sua pancia gli ultimi raggi di sole.
Sera: si
accendono i primi lampioni e le strade luccicano di una luce opaca, non
distinguo più i colori e il buio mi priva della gioia delle sfumature.
Rientriamo a
casa contente, come se avessimo visto chissà quale meraviglia o scalato chissà
quale montagna o conosciuto i chissà chi.
Ho riso lungo
tutta la strada perchè ho visitato in bicicletta una piccola meraviglia, soddisfatta come se avessi scalato la montagna più alta,
felice perchè ho incontrato della gente felice e il mio mal di stomaco è stato
cacciato via a suon di musica latina.
Foto scattata al Parco di Trenno, Milano
MorriganVonDhaus, 2010
MorriganVonDhaus, 2010
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