lunedì 10 settembre 2012

Incontri

(2) Nancy.

Spesso anche uscire di casa contro voglia o ritornare al lavoro dopo un’ estate finita troppo presto può trasformarsi  in qualcosa di piacevole.
Capita infatti che il destino ti abbracci quando meno te lo aspetti, e, quando questo ha  un volto e un nome capisci che quella mattina di quel giorno di quel mese e di quell’anno dovevi uscire in bici perché c’era una sorpresa della vita che ti aspettava proprio a quella fermata di tram.
Si chiamava Nancy ed era il primo lunedì di lavoro dopo l’estate. Prassi quotidiana: arrivo in Duomo-lego la bici-salgo sul tram- Mi siedo. Accanto a me delle braccia cicciotte che cercano involontariamente di invadere il mio spazio, non sentivo fastidio. Fuori iniziava già a far caldo e la sua carne si agitava nell’aria sventolando un vecchio ventaglio rosso e io chiudevo gli occhi per  prendere il vento in viso. Sollievo.
Mi volto come a volerla ringraziare con un sorriso ma lei mi anticipa con la sua faccia felice e inizia a parlarmi come se avesse capito che cercavo compagnia.
Parlava del caldo, di Milano, del lavoro che aveva perso da 5 mesi, dei suoi figli, della sua terra. Ecuador precisamente. Aveva un accento così piacevole che le sue parole sembravano una canzone e io mi sentivo come se stessi parlando con la mia mamma straniera che conoscevo da sempre. Le dico che sono pugliese e la sua facciona si apre in un sorriso di meraviglia  e mi dice che lei aveva a Milano un carissimo amico di Bari che era una delle persone più belle che aveva conosciuto qui in Italia, e, in mente mia, speravo che lei vedesse anche in me un po’ di quella bellezza.
Aveva lo smalto mangiato sulle unghie delle mani, un seno gigante che spingeva sul tessuto del vestito a fiori e il suo aspetto sprigionava tutta la sua forza di donna, la sua dolcezza di madre, il coraggio e la determinazione di  essere donna moglie e madre in una terra straniera.
Non appesantiva la sua conversazione con problemi economici anzi, mi parlava di quanto fossero belli i suoi figli, di quanto fosse orgogliosa di loro e di suo figlio più piccolo che proprio quel pomeriggio sarebbe partito per l’Ecuador. Gli occhi esplodevano di gioia e commozione quando parlava e ogni tanto emetteva dei lunghi sospiri di nostalgia se raccontava della sua terra e del mare.
-La gente è diversa quando c’è il mare- diceva, e mai parole potevano suonare al mio cuore così veritiere e profonde. Nancy mi raccontava che, ogni giorno, prima di andare a lavoro, lei gettava il suo corpo in mare, si rinfrescava, nuotava, si lavava come fosse un battesimo quotidiano che benediva le ore del giorno.
Ora era qui, tra questi palazzi, su questo tram che parlava con me condividendo i suoi ricordi e le sue nostalgie. Io capivo esattamente ogni singola parola e ogni emozione, come se parlassi con un’altra me e ad un suo sospiro che preannunciava un ricordo, seguiva il mio.
Il destino ha voluto che lei viaggiasse con me per tutto il percorso e che il suo amore di madre desse il buongiorno alla mia vita che ricominciava proprio da quel lunedì. Prima di scendere l’ho abbracciata come se la conoscessi da anni e volessi prolungare per un’altra corsa di tram questa nuova amicizia.

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