mercoledì 12 settembre 2012

Comune di Milano. Per la tutela e la salvaguardia di pedoni e ciclisti

In questa città accadono un sacco di cose strane, alcune comprensibili, altre davvero inspiegabili, altre ancora che ti fanno rimanere a bocca aperta perché, con tutta la santa ragione del mondo, davvero non riesci a capire se quel che ti succede è uno scherzo o la realtà.
Non vorrei dar noia con i miei eco-post che promuovono la bicicletta e la pedovia, anzi, quel che vorrei fare da pedone e ciclista, è scrivere un breve resoconto di quel che accade qui e che a volte mi lascia davvero senza parole. Pare infatti che, chi sceglie un mezzo di locomozione diverso dalla metro e dall’auto sia uno sfigato, un alieno, un piccolo insetto fastidioso che si aggira per le strade.
Noi ciclisti e  pedoni dobbiamo davvero difenderci e tutelarci come se fossimo delle coccinelle in estinzione. Troppo smog per i nostri polmoni, troppi pericoli per il nostro corpicino delicato e troppi grossi animali roboanti e prepotenti che ci schiacciano come insetti.
Ogni giorno come tutti ben sapete lascio la mia bicicletta (Tetta il suo nome) al parcheggio accanto alla fermata del tram. In questa area ci sono dei paletti a cui è normalmente consentito legare biciclette e motorini, l’ho sempre fatto e l’hanno sempre fatto tutti. Questa zona così creata permette ai ciclisti e ai motociclisti di non parcheggiare i propri mezzi sul marciapiede creando disagio ai pedoni e ai proprietari dei negozi.
È raro trovare un ciclista poco civile e rispettoso, ma ahimè sui motociclisti non ci metterei la mano sul fuoco. Ero per strada e mi dirigevo verso la zona parcheggio per prendere la mia Tetta e sfrecciare verso casa. Piccolo problema: una persona molto gentile, civile e rispettosa aveva parcheggiato la sua moto gigante sulla mia bicicletta. La Robocop delle moto aveva schiacciato la mia coccinella. I pedali della mia povera due ruote erano schiacciate sotto la pancia del motore e il manubrio incastrato tra il grosso sedile e il porta pacchi posteriore. Praticamente era impossibile uscire e spostare la moto, bloccata con la mia bicicletta tra le due transenne che segnavano il parcheggio. Non sapevo dove cercare questa personcina così delicata, ma fortuna ha voluto che arrivasse dopo 5 minuti.
Aspetto tipico del milanese faccia di bronzo (per essere gentili) lampadato in carriera, mi guarda infastidito e mi chiede con un accento poco tollerabile: “è sua la bicicletta?”- “Sì è mia” gli rispondo, con un tono tenuto sotto controllo con grande pazienza. Allora lui mi dice: "ma le sembra questo il posto per parcheggiare la bici? Le bici si mettono altrove!”.
La sua arroganza e prepotenza facevano da cornice perfetta al suo aspetto irritante, ma io dentro di me mi sforzavo di essere zen e con la mia affermazione ho cercato di riportarlo sul pianeta terra: “è sempre stato un parcheggio riservato anche alle biciclette, il posto che lei suggerisce sarebbe il marciapiede?”.
Lui non si è degnato di rispondere a me, piccolo insetto urbano e, con una faccia commentabile in modo poco zen ha messo in moto il bolide ed è andato via urtando contro il telaio della mia Tetta e spostandomi lo specchietto.
Dietro di me c’era una signora con un piccolo motorino da città che rideva incredula di così tanta prepotenza e scuoteva la testa come volesse dirgli: “Sei proprio un poverino e, la prossima volta cerca tu un parcheggio adatto a quel trattore lucidato della Milano-bene senza creare disagio agli altri”.
Questo è quello che forse la signora ha pensato, che io sicuramente gli avrei detto se non fossi stata così zen e che lui ancora più certamente non avrebbe ascoltato perché troppo offuscato dal suo alto grado d’inciviltà.
Dopo questo episodio ho deciso di aprire una  rubrica dedicata alla mia vita eco-mobile in questa città. Brevi episodi di vita in cui una piccola coccinella cerca di non essere schiacciata dai brutti mostri urbani. Che il dio degli insetti ci protegga!

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